Uscita di scena Giuseppina, dopo un periodo di conduzione in comune, i due fratelli addivennero alla suddivisione definitiva di tutti i beni ereditati dal padre nel 1847: la fabbrica andò al primogenito, Francesco, conosciuto anche per la sua attività di pittore della quale rimane qualche traccia in archivio e molte opere in giro per il mondo.
Francesco, che fin da piccolo era stato mandato a studiare a Padova con precettori privati e fu allievo delle Accademie di Venezia, Roma e Firenze, completò la sua preparazione artistica e la sua formazione personale, vivendo a lungo in Italia, soprattutto a Firenze, e frequentando i più avanzati circoli intellettuali del periodo. Promettente pittore, maturo critico d’arte, legatissimo al Tommaseo, appassionato partecipe dei fermenti artistici e politici che cominciavano a serpeggiare in Italia, dopo il matrimonio, fortemente osteggiato da sua madre, con la genovese Angelica Isola (1817-1853), pittrice e figlia di Andrea, noto pittore di corte, Francesco, nel 1843, ritornò definitivamente a Zara.
Dopo l’assunzione della direzione della fabbrica, il pittore si rivelò industriale sagace, che accentuò il carattere già fortemente elitario della sua industria; ma continuò, da intellettuale, ad essere, con Nicolò Tommaseo e con il fratello Giovanni, protagonista della cultura dalmata del suo tempo. Coinvolse e valorizzò i circoli culturali locali e gli esponenti più validi, mantenendosi in stretto contatto con gli amici italiani Viesseux, Capponi, Berlingieri, Spinola, Selvatico Estense, ma anche con il vescovo di Djakovo Josip Juraj Strossmayer, al quale fu unito da rapporti di reciproca stima. Francesco fu in Dalmazia la longa manus del Tommaseo nella difesa delle caratteristiche multietniche di una «Dalmazia quasi nazione» contro il clima di generale scadimento politico nel quale si stava ormai insinuando la «malapianta» dei nazionalismi, che ne avrebbero minato la tradizionale integrità storico - etnico - culturale. L’affetto che li legò fu coronato dal matrimonio di una delle figlie di Francesco, Ernestina, con il figliastro del Tommaseo, Spiridione Artale, zaratino d’elezione. Francesco visse nella venerazione della memoria della moglie Angelica, morta prematuramente. Accanto a Francesco vi fu sempre il fratello minore Giovanni, buon musicista, autore di romanze di successo, legato alla Casa Ricordi di Milano, critico musicale, animatore e organizzatore della vita musicale zaratina. Amico di Francesco Dall’Ongaro e di Franz von Suppé, si impegnò attivamente in politica e fu deputato della Dieta dalmata. Sposò Maria de Parma Lavezzola Ruste.